
Plastica, siamo in una situazione critica?
Situazione critica no, ma ci possono ancora essere margini di miglioramento se si interverrà in maniera tempestiva
Una dei principali problemi arrecati della plastica è il suo lento tasso di decomposizione che può impiegare fino a 100 anni prima di decomporsi e sparire lasciando, dietro di sé, una scia di microplastiche che risultano estremamente dannose sia per il mare che per la terra.
La plastica, dispersa nell’ambiente, penetra nei terreni coltivati e nelle falde acquifere. Il rischio è che i prodotti coltivati nelle terre contaminate dalle microplastiche arrivino direttamente nella nostra dieta, o che l’acqua che scende dai nostri rubinetti nel suo percorso accumuli microplastiche o detriti inquinanti.
Il problema si fa ancora più interessante se puntiamo il nostro occhio ai mari. Le microplastiche vengono scambiate per cibo dai pesci che le ingeriscono e sentendosi sazi non mangiano più. Il risultato finale è pessimo con la morte per i pesci che popolano gli oceani.
Nel 2015 L’Unione Europea ha lanciato il Piano d’azione con l’obiettivo di passare da un’economia lineare ad una circolare, che si basa sul riciclo dei rifiuti affinché diventino risorse riutilizzabili. Al centro delle discussioni europee c’è soprattutto lo smaltimento della plastica, uno tra i materiali i più inquinanti al mondo. Tra gli obiettivi è previsto il riciclo entro il 2025 di almeno il 55% dei rifiuti urbani, il 60% entro il 2030 ed il 65%.
In Italia fortunatamente ci stiamo dimostrando un paese all’avanguardia per quanto riguarda il riciclaggio della plastica in generale paragonati al resto dei paesi dell’Unione Europea che contano numeri più che discreti. Serve però l’aiuto di tutti, dai cittadini fino alle aziende.
Ma cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo? per prima cosa seguire le indicazioni necessarie per il corretto riciclo della plastica. accertarsi di fare correttamente la raccolta differenziata, informandosi su ciò che è plastica e ciò che non lo è.